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Ponte del Diavolo

Il Ponte del Diavolo o Ponte del Ròch ("pietra" in Piemontese) è uno dei simboli della Città di Lanzo Torinese


Descrizione

Il Ponte del Diavolo o Ponte del Ròch ("pietra" in Piemontese) fu edificato nel 1378 con il consenso del Vice castellano di Lanzo, Aresmino Provana di Leynì, collaboratore di Amedeo VI di Savoia (conosciuto come il Conte Verde). La spesa, interamente sostenuta dalla Castellania di Lanzo, fu di 1400 fiorini (per sostenere questa spesa venne imposta una tassa sul vino per dieci anni). Il Ponte del Diavolo serviva a collegare Lanzo e le sue Valli con Torino superando la Stura e permettendo così di evitare il passaggio da Balangero, Mathi e Villanova, territori governati dai Principi di Acaja, e da Corio, sotto il controllo dei Marchesi del Monferrato, entrambi ostili ai Savoia.

Il ponte, con una luce di 37 metri, un'altezza di 16, lunghezza di 65 e larghezza minima di 2,27, costruito a schiena d'asino, si trova in una stretta gola con le pareti a precipizio scavata dalle acque della Stura in tempi preistorici. Su di esso è stata costruita, il 15 luglio 1564, una porta che veniva chiusa allo scoppiare di epidemie (come la peste) per impedire il passaggio dei forestieri e preservare il borgo.
Il nome del ponte deriva dalla leggenda secondo la quale fu il diavolo in persona a costruire il ponte dopo che per ben due volte ne era stato edificato uno, sempre crollato. In cambio il diavolo avrebbe preso con sé l'anima del primo a transitare sul ponte, e per questo venne fatto passare un cagnolino. Il diavolo, adirandosi, avrebbe sbattuto violentemente le sue zampe sulle rocce circostanti formando le caratteristiche "Marmitte dei Giganti".
Sono fenomeni geologici dovuti all'azione vorticosa che l'acqua ha sulle rocce che trova lungo il suo passaggio. In corrispondenza del Ponte del Diavolo di Lanzo, ed in particolare nei pressi della cappella dedicata a San Rocco (presso l'imbocco dal lato di Lanzo del ponte), se ne contano 21 disposte su 18 metri di dislivello dal livello della Stura. Furono studiate per la prima volta dal prof. Francesco Virgilio dell'Università di Torino nel 1882. Le marmitte più piccole, poste ad un livello superiore, sono ormai all'asciutto mentre la "Marmitta Grande" è ancora in parte immersa nell'acqua e, quindi, soggetta ai fenomeni erosivi di formazione. Popolarmente le "Marmitte dei Giganti" sono considerate le pentole in cui il diavolo ha cucinato la minestra necessaria ai suoi aiutanti per la costruzione dell'adiacente ponte.

Modalita di Accesso

Il sito è raggiungibile a piedi dagli accessi di Via Frasca, via Papa Giovanni XXIII e via Montebasso

Dove

via Frasca - 10074

Contatti

Orari di Apertura

Sempre aperto

Pagina aggiornata il 09/01/2025 13:52:00

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